Un’unità d’Italia nata da un misto di calcoli politici ed economici da una parte, ma anche dall’ingenuo e gridato patriottismo di chi ci credeva e che per esso ha offerto la sua vita. Un’Unità d’Italia che ha imposto un modello nordocentrico tipico dello Stato accentrato e che cinicamente e volutamente ha eliminato dal sud d’Italia quanto di meglio c’era nella sua struttura sociale, reprimendo le sue potenzialità e lasciando invece volutamente prosperare i germi negativi delle mafie locali, utili al potere sia ora che allora.
Ne è emblema la rivolta di Bronte, in Sicilia, in cui i Mille avevano promesso terre ai contadini e più potere alla media borghesia in cambio del loro appoggio allo sbarco e all’occupazione del territorio. La promessa non fu mantenuta, per non deludere il duca di Nelson, inglese signore locale, e si scatenò una rivolta, soffocata nel sangue da un drappello garibaldino guidato da Bixio.
Fu anche un Risorgimento giovane, come mostra Giancarlo de Cataldo nel libro I Traditori., che lo descrive come una rivolta generazionale di giovani oppressi da un severo controllo di vecchi codini reazionari . Una storia di ragazzi, di avventura e passioni. Mazzini ha cominciato a sedici anni, Garibaldi a venti, Pisacane era poco più grande. Cavour, che passa per il grande vecchio del Risorgimento, morì ad appena cinquant’anni. Stroncato, si disse, dalla fatica dell’impresa.
Un’Italia diventata unita dallo sforzo e e da un afflato romantico e giovane, e concretizzata tecnicamente dopo da una classe borghese senza scrupoli e senza ideali. Un dato comune che emerge in questo e nel romanzo di Umberto Eco, Il cimitero di Praga, è il tratto caratteriale di una parte degli italiani, pronto al doppio gioco e all’inganno.
Passato lo slancio retorico, trascorsa l’epopea, gli eroi vengono messi da parte (vedi l’estromissione di Garibaldi), gli ideali più puri diventano gretta convenienza, le organizzazioni criminali si accordano con il nuovo regime. A lcuni rivoluzionari diventano faccendieri e in seguito grandi vecchi, come dimostra il prosperare delle mafie e della corruzione fin dall’albore della nascita del nostro paese.
Così è avvenuto nel post Risorgimento, così avviene ancora nel nostro paese. L’ambiguità come tratto caratteriale, come sostiene qualche straniero di noi italiani, ma anche lo stesso nostro Pasolini nella lirica “Alla mia nazione” contenuta in la “Religione del mio tempo?
Non popolo arabo, non popolo balcanico, non popolo antico
ma nazione vivente, ma nazione europea:
e cosa sei? Terra di infanti, affamati, corrotti,
governanti impiegati di agrari, prefetti codini,
avvocatucci unti di brillantina e i piedi sporchi,
funzionari liberali carogne come gli zii bigotti,
una caserma, un seminario, una spiaggia libera, un casino!
Milioni di piccoli borghesi come milioni di porci
pascolano sospingendosi sotto gli illesi palazzotti,
tra case coloniali scrostate ormai come chiese.
Proprio perché tu sei esistita, ora non esisti,
proprio perché fosti cosciente, sei incosciente.
E solo perché sei cattolica, non puoi pensare
che il tuo male è tutto male: colpa di ogni male.
Sprofonda in questo tuo bel mare, libera il mondo
L’ identità collettiva italiana è molteplice e ancora sconosciuta , e non potrei giurare che la massima di D’Azeglio sul costruire gli italiani si sia davvero realizzata così veramente, a meno che questa identità non l’abbia poi costruita la televisione cinquant’anni fa: quella televisione del dopoguerra che non aveva disegni commerciali ma solo didascalici e magari bacchettoni intenti culturali e di alfabetizzazione.
Gli eroi da noi hanno vita breve e contano poco, mi vien da pensare. Con la mente al nostro Risorgimento e lo sguardo sulla realtà, mi vengono in mente le parole di una canzone di Giorgio Gaber, recentemente interpretata magistralmente in tv da Daniele Silvestri “ Io non mi sento italiana, ma per fortuna o purtroppo lo sono”.
Buongiorno Harielle, aspettavo la seconda parte, e ti ringrazio per le lezioni di storia, e sempre bello legger cose su Italia, un paese che è diventato la mia seconda patria.. ti abbraccio con sincera amicizia Rebecca
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Cara Rebecca,
per buona parte la storia del tuo paese di origine, l’Austria, è stata la stessa storia del tuo paese di adozione, l’Italia. Del resto, la storia d’Europa è la radice comune da cui tutti noi siamo nati. Per questo conoscere la storia significa capire e forse in seguito dare risposte diverse dal passato…
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«Qui si fa l’Italia o si muore!» La storia insegna, ma non ha scolari. Antonio Gramsci
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Triste ma vero. Gramsci come Pasolini, maestro spesso inascoltato.
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Bellissimo… mi è piaciuto tanto l’accostamento a Pasolini ed al suo scrivere…. direi che l’Italia è veramente il Bel Paese…. non solo per le sue bellezze d’arte, ma anche per la sua storia sofferta ma importante!
Brava cara Harielle…. anche la seconda parte è stuypenda!
Un bacione tesorina e sereno fine settimana!!!
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Non si riesce a non amare la propria patria, proprio vero!
Un bacio, Carmen
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Cara Harielle, intanto grazie per questo post scritto con la saggezza e l’intelligenza di chi ama la storia del suo popolo e la verità storica e quindi scritto con una corretta ed ampia documentazione che va ben oltre i libri scolastici.
Sono stata a Bronte un mese fa ed ho visitato l’antichissima biblioteca dove sono conservati gli atti che, praticamente, resero l’Italia Unita. All’ingresso della biblioteca ci sono due foto, quella di Bixio e quella di Cavour, poi ci sono i manifesti con gli ordini di Garibaldi e poi c’è anche molto altro. C’è soprattutto ancora rabbia.
Non desidero ripercorere fatti e concetti che tu hai già espresso nel post e con cui concordo pienamente (e amaramente). Vorrei invece rispondere alla domanda che poni nel titolo del post. Escludendo la crescita artistica degli italiani, che nel Risorgimento ebbe il suo volano, conseguenza della liberazione dalla colonizzazione straniera, la risposta mi piace dartela usando le parole di Rigoberta Menchù, nobel per la pace e grande figura di donna che lotta per i diritti civili dei popoli latino-americani:
150anni. Li dimostra?
“QUANDO QUALCUNO SI VERGOGNA DELLE PROPRIE RADICI O SI SENTE SUPERIORE DELLE CULTURE ALTRUI, L’UMANITA’ FA UN PASSO INDIETRO”(R. Menchù)
Noi meridionali, tenendo alto l’amore e l’orgoglio per il nostro Sud e per la nostra Italia, dobbiamo finirla di piangerci addosso, gli altri italiani inizino a chiedere scusa al Sud e, una volta per tutte, a considerare l’Italia veramente e concretamente Unita. Altrimenti i passi indietro saranno sempre più di uno per tutti NOI Italiani.
Un abbraccio e un sorriso dal Sud, splendido territorio, nonostante tutto, della bella Italia.
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La posto intera com’è, è sempre valida ed emozionante:
O patria mia, vedo le mura e gli archi
E le colonne e i simulacri e l’erme
Torri degli avi nostri,
Ma la la gloria non vedo,
Non vedo il lauro e il ferro ond’eran carchi
I nostri padri antichi. Or fatta inerme
Nuda la fronte e nudo il petto mostri,
Oimè quante ferite,
Che lívidor, che sangue! oh qual ti veggio,
Formesissima donna!
Io chiedo al cielo e al mondo: dite dite;
Chi la ridusse a tale? E questo è peggio,
Che di catene ha carche ambe le braccia,
Sì che sparte le chiome e senza velo
Siede in terra negletta e sconsolata,
Nascondendo la faccia
Tra le ginocchia, e piange.
Piangi, che ben hai donde, Italia mia,
Le genti a vincer nata
E nella fausta sorte e nella ria.
Se fosser gli occhi tuoi due fonti vive,
Mai non potrebbe il pianto
Adeguarsi al tuo danno ed allo scorno;
Che fosti donna, or sei povera ancella.
Chi di te parla o scrive,
Che, rimembrando il tuo passato vanto,
Non dica: già fu grande, or non è quella?
Perchè, perchè? dov’è la forza antica?
Dove l’armi e il valore e la costanza?
Chi ti discinse il brando?
Chi ti tradì? qual arte o qual fatica
0 qual tanta possanza,
Valse a spogliarti il manto e l’auree bende?
Come cadesti o quando
Da tanta altezza in così basso loco?
Nessun pugna per te? non ti difende
Nessun de’ tuoi? L’armi, qua l’armi: ío solo
Combatterà, procomberò sol io.
Dammi, o ciel, che sia foco
Agl’italici petti il sangue mio.
Dove sono i tuoi figli?. Odo suon d’armi
E di carri e di voci e di timballi
In estranie contrade
Pugnano i tuoi figliuoli.
Attendi, Italia, attendi. Io veggio, o parmi,
Un fluttuar di fanti e di cavalli,
E fumo e polve, e luccicar di spade
Come tra nebbia lampi.
Nè ti conforti e i tremebondi lumi
Piegar non soffri al dubitoso evento?
A che pugna in quei campi
L’itata gioventude? 0 numi, o numi
Pugnan per altra terra itali acciari.
Oh misero colui che in guerra è spento,
Non per li patrii lidi e per la pia
Consorte e i figli cari, Ma da nemici altrui
Per altra gente, e non può dir morendo
Alma terra natia,
La vita che mi desti ecco ti rendo.
Oh venturose e care e benedette
L’antiche età, che a morte
Per la patria correan le genti a squadre
E voi sempre onorate e gloriose,
0 tessaliche strette,
Dove la Persia e il fato assai men forte
Fu di poch’alme franche e generose!
lo credo che le piante e i sassi e l’onda
E le montagne vostre al passeggere
Con indistinta voce
Narrin siccome tutta quella sponda
Coprir le invitte schiere
De’ corpi ch’alla Grecia eran devoti.
Allor, vile e feroce,
Serse per l’Ellesponto si fuggia,
Fatto ludibrio agli ultimi nepoti;
E sul colle d’Antela, ove morendo
Si sottrasse da morte il santo stuolo,
Simonide salia,
Guardando l’etra e la marina e il suolo.
E di lacrime sparso ambe le guance,
E il petto ansante, e vacillante il piede,
Toglicasi in man la lira:
Beatissimi voi,
Ch’offriste il petto alle nemiche lance
Per amor di costei ch’al Sol vi diede;
Voi che la Grecia cole, e il mondo ammira
Nell’armi e ne’ perigli
Qual tanto amor le giovanette menti,
Qual nell’acerbo fato amor vi trasse?
Come si lieta, o figli,
L’ora estrema vi parve, onde ridenti
Correste al passo lacrimoso e, duro?
Parea ch’a danza e non a morte andasse
Ciascun de’ vostri, o a splendido convito:
Ma v’attendea lo scuro
Tartaro, e l’ond’a morta;
Nè le spose vi foro o i figli accanto
Quando su l’aspro lito
Senza baci moriste e senza pianto.
Ma non senza de’ Persi orrida pena
Ed immortale angoscia.
Come lion di tori entro una mandra
Or salta a quello in tergo e sì gli scava
Con le zanne la schiena,
Or questo fianco addenta or quella coscia;
Tal fra le Perse torme infuriava
L’ira de’ greci petti e la virtute.
Ve’ cavalli supini e cavalieri;
Vedi intralciare ai vinti
La fuga i carri e le tende cadute,
E correr fra’ primieri
Pallido e scapigliato esso tiranno;
ve’ come infusi e tintí
Del barbarico sangue i greci eroi,
Cagione ai Persi d’infinito affanno,
A poco a poco vinti dalle piaghe,
L’un sopra l’altro cade. Oh viva, oh viva:
Beatissimi voi
Mentre nel mondo si favelli o scriva.
Prima divelte, in mar precipitando,
Spente nell’imo strideran le stelle,
Che la memoria e il vostro
Amor trascorra o scemi.
La vostra tomba è un’ara; e qua mostrando
Verran le madri ai parvoli le belle
Orme dei vostro sangue. Ecco io mi prostro,
0 benedetti, al suolo,
E bacio questi sassi e queste zolle,
Che fien lodate e chiare eternamente
Dall’uno all’altro polo.
Deh foss’io pur con voi qui sotto, e molle
Fosse del sangue mio quest’alma terra.
Che se il fato è diverso, e non consente
Ch’io per la Grecia i mororibondi lumi
Chiuda prostrato in guerra,
Così la vereconda
Fama del vostro vate appo i futuri
Possa, volendo i numi,
Tanto durar quanto la, vostra duri.
Giacomo Leopardi
Ormai l’Italia è fatta ed è la nostra terra. Terra che amiamo in tutte le sue regioni, sentendoci parte di queste anche se non le abbiamo ancora conosciute bene, sapendo che c’è un unico sentire, un unico spirito.
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bravissima penso che se allora noi ragazzi del nord avessimo letto la storia del risorgimento in questo modo le cose sarebbero andate diversamente e forse avremmo combattuto assieme al sud, per gli stessi diritti. Gli artisti hanno unito l’Italia e ci hanno regalato capolavori invidiati da tutto il mondo facciamo si che la cultura l’arte e l’informazione corretta, possano essere i nostri punti di forza per un Italia unita ciao e complimenti buona domenica
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Sai Gabri, penso che il nostro paese sia bello proprio perchè è vario, sempre pieno di città da scoprire e di lingue, dialetti, espressioni diverse.
Dai molti nasce l’uno, recita il motto nazionale della Giamaica. Beh, penso potrebbe anche addirsi a noi 😀
Un abbraccio.
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splendido Leopardi !
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è sempre una scoperta
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anche a me sono venute in mente le stesse parole! credo che siano sufficientemente esplicative. Grande post, Hary!
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Molto interessanti questi due post…
Fanno molto riflettere, in un momento in cui la nostra Terra e la nostra storia sono così lontane da quegli ideali, e l’Italia è ridotta così male, avvilita da uomini che ne rappresentano il peggio.
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Visto che sono giunta in ritardo, ho avuto modo di unificare la lettura dei due post così che non mi sono persa nemmeno mezza sfumatura.
E mi sa che ne condividerò la lettura anche con la cucciolotta, affinchè capisca appieno il senso della vera Unità e degli ideali che di questi tempi a causa di certi ‘personaggini’ da avanspettacolo, sono sempre più a rischio.
Un abbraccio doppio!!!
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Ciao Harielle, ti ho trovata da Sonia, ti consiglio di leggere due libri fantastici:
Terroni di Pino Aprile ( di questo libro ne ho comprato 30 copie che ho regalato ad altrettanti amici miei ) e Controstoria dell’unità d’Italia di Gigi di Fiore.
Complimenti.
Ciao
Fabrizio
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Scusami, non avevo letto la prima parte.
Già lo conosci e mi fa piacere.
Di nuovo ciao
Fabrizio
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complimenti sinceri, sei riuscita in poco a dare un idea molto ben fatta di quello che è successo in quegli anni. ad oggi poco è cambiato gli italiani sono statti fatti? si ma come? comunque come giustamente hai concluso tu, nel bene e nel male siamo italiani, cerchiamo di fare del nostro meglio ora, perchè secondo me questa nazione ha bisogno adesso di un nuovo vero risorgimento. buonanotte nazzareno
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