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Un pensiero per D.

3 Nov

Si può scrivere della morte di un proprio studente?

Ci ho pensato a lungo prima di scrivere questo post, perchè una cosa è parlare di sé, ben diverso è coinvolgere le esistenze degli altri. Però in questi giorni dedicati alla memoria dei defunti, alla riflessione, ho pensato spesso a D., il mio studente diciassettenne tragicamente morto circa sei mesi fa, suicida.

Da marzo in poi le lacrime, i pensieri, i rimpianti si sono succeduti di continuo, la classe di D. è stata seguita da una psicologa per aiutare i compagni di scuola ad elaborare il lutto improvviso, io stessa ho coordinato i ragazzi nella creazione di un libretto di lettere postume indirizzate a colui che è diventato il nostro piccolo angelo, piccola pubblicazione che la scuola ha stampato e regalato ai ragazzi ma soprattutto dedicata  ai familiari del giovanissimo scomparso.

Con i colleghi e gli studenti abbiamo incontrato i familiari più di una volta. Io li avevo chiamati a scuola mesi prima del gesto perchè D., trovato impreparato alla lezione mi aveva sbattuto lo zaino sul banco ed era uscito furente dall’aula, tornandovi quasi un’ora dopo. Poi però le cose erano andate meglio, si era tranquillizzato, aveva recuperato l’insufficienza. Cose che capitano, nelle scuole, eppure, forse era un segno di un disagio.

D. l’ho conosciuto poco, in quanto avevo preso in carico la  classe terza in cui era inserito solo lo scorso anno scolastico. Era un bravissimo calciatore, avrebbe fatto carriera in ambito sportivo, meno motivata era la sua attenzione a scuola, però quando entrava, sempre in ritardo, il suo sorriso faceva entrare il sole in aula.           E questo lo avevano già notato prima di me i suoi compagni di classe, classe di cui era l’anima, l’intrattenitore, l’amico fidato, il confidente.

E poi, all’improvviso, una sera di quasi primavera un rimprovero dei genitori non può giustificare il volo che ha portato D. ad uno schianto, poi ad una lotta furibonda da parte del personale medico per salvargli la vita, purtroppo perduta. E lo strazio successivo, il banco vuoto fino a giugno, le lacrime in classe, i pensieri neri di notte

L’anno scolastico è poi ricominciato, i miei studenti sembrano apparentemente aver dimenticato, ma so che non è così. Infatti, il 31 ottobre, quando ho proposto un brindisi a scuola con bibite analcoliche, alla maniera degli inglesi “for our absent friend“, hanno aderito con commozione ed entusiasmo. 

Questo è un blog di poesia, ed io voglio dedicare a D., mio studente per sempre diciassettenne, questa poesia di Edgar Lee Masters, Emily Sparks,  tratta dall’Antologia di Spoon River. Per ricordare che ogni ragazzo ha una luce dentro, sta a chi ne coltiva l’anima aiutarlo a trovarla.

Dov’è quel ragazzo, il mio ragazzo –
in che remota parte del mondo è finito?
Il ragazzo che a scuola ho amato più di tutti? –
Io, la maestra, la zitella, il vergine cuore,
che li sentiva tutti come figli propri.

Lo conoscevo davvero il mio ragazzo,
quando lo giudicavo uno spirito ardente,
attivo, mai appagato?
Oh ragazzo, ragazzo, per cui ho pregato, pregato
in molte ore di veglia la notte,
ricordi la lettera che ti ho scritto sulla bellezza dell’amore di Cristo?

Sia che tu l’abbia capita o no, mio ragazzo,
dovunque tu sia
opera per la salvezza dell’anima tua,
che tutto il fango, tutte le scorie
possano fondersi nel fuoco che c’è in te,
finché il fuoco non sia altro che luce!…
Nient’altro che luce!

25 Set

Ogni mattina
Cancelliamo i sogni
Con cautela costruiamo i discorsi
Le nostre vesti sono un nido di ferro
Ogni mattina
Salutiamo gli amici di ieri
Le notti si dilatano come fisarmoniche
– Suoni, rimpianti, baci perduti.
(Insignificanti
Enumerazioni
– Nulla, solo parole per gli altri
Ma dove finisce la solitudine?)

Manolis Anaghnostakis

Del (nuovo) giorno

25 Set

Ogni mattina
Cancelliamo i sogni
Con cautela costruiamo i discorsi
Le nostre vesti sono un nido di ferro
Ogni mattina
Salutiamo gli amici di ieri
Le notti si dilatano come fisarmoniche
– Suoni, rimpianti, baci perduti.
(Insignificanti
Enumerazioni
– Nulla, solo parole per gli altri
Ma dove finisce la solitudine?)

Manolis Anaghnostakis

Le rose che non colsi

24 Feb

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…Il mio sogno è nutrito d’abbandono,
di rimpianto. Non amo che le rose
che non colsi. Non amo che le cose
che potevano essere e non sono state…
Vedo la casa; ecco le rose
del bel giardino di vent’anni or sono!

Oltre le sbarre il tuo giardino intatto
fra gli eucalipti liguri si spazia…
Vieni! T’accoglierà l’anima sazia.
Fa’ che io riveda il tuo volto disfatto;
ti bacierò: rifiorirà nell’atto,
sulla tua bocca l’ultima tua grazia… 

Guido Gozzano

Ho sempre avuto una preferenza per i poeti crepuscolari, fin da quando ero una liceale, e Gozzano, con i suoi versi venati di malinconia e di rinuncia, mi ha sempre trasmesso uno struggente senso di tenerezza. Una vita, la sua, come quella del più giovane e ancor più sfortunato poeta crepuscolare Sergio Corazzini, segnata dalla malattia e dalla sensazione della inevitabile brevità del tempo. Morì di tisi a soli 32 anni, nel 1916.

I versi che ho riportato in apertura appartengono alla famosa  lirica “Cocotte”,in cui l’autore rievoca il ricordo fugace di un incontro estivo con la vicina di casa in villeggiatura, una bella donna dalla reputazione equivoca, definita dalla madre del poeta “una cocotte”. L’episodio del lieve e casto bacio tra il piccolo Guido e la “cattiva signorina” ispira il poeta diventato uomo, che, anche alludendo alla complicata relazione tra lui e Amalia Guglielminetti, evoca il sogno, l’attimo non carpito, l’occasione perduta e rimpianta, o mai colta nel suo divenire.

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I versi centrali : “non amo che le rose che non colsi” sono di una bellezza sublime. Ognuno di noi si è posto questo dubbio, quanto meno non appena raggiunta la maturità: il senso della tesi e dell’antitesi nello svolgersi degli eventi, la transitorietà della felicità e delle “sliding doors” del destino sono tutte nell’attimo che scorre e  che può cambiare la vita, al punto che il cambiamento fa anche tanta paura, tanto da ispirare a Gozzano questa affermazione: 

Io provo una soddisfazione speciale

                                                       quando rifiuto qualche bella felicità

                                                                   che m’offre il Destino.

E noi, che siamo cresciuti con questi versi  in mente e che ci siamo crogiolati al loro suono durante la prima giovinezza? Siamo poi diventati adulti, abbiamo colto le nostre rose, abbiamo effettuato le nostre scelte o le nostre rinunce, quasi sempre con consapevolezza e talvolta con dolore. Forse, se la vita gli avesse concesso più tempo,il giovane avvocato piemontese si sarebbe pacificato con i suoi demoni,avrebbe vissuto la sua storia d’amore, avrebbe scritto altre poesie.

Restano i suoi versi malinconici ed eleganti a descrivere “la menzogna dolce” della letteratura, la musa che ci ammalia e che ci fa sognare. Ancora, in quel breve interludio tra realtà e fantasia di cui avvertiamo un lieve aroma di rosa.

                                                                                    

dipinti di Gregory Frank Harris – Tra le rose  e di    Pierre-Auguste Renoir

 

 

 

 

Poesia per la settimana

5 Feb

tivoli-nella-nebbia-0004

Un po’ di sole, una raggiera d’angelo,
e poi la nebbia; e gli alberi,
e noi fatti d’aria al mattino.

(Salvatore Quasimodo, Acque e terre)
°nella foto,tratta dal web: Tivoli, la mia cittadina, avvolta dalla nebbia

Vestiamoci di sole

18 Giu

angel

Ho trovato questa poesia nel web e me ne sono innamorata, quale migliore auspicio  può esserci per un’estate che è pronta ad accoglierci

Torneremo rivestiti di sole

e di brezza
Torneremo come una grande schiuma

Sulla sabbia liscia
Che si risveglia all’infinito
Nell’altura del mare
Portando il nostro canto
Il nostro canto solo risuonante
Come un bell’inno
Sotto l’alito del vento
Altamente proclamato
Nell’assillo del tempo
La scrittura finale della vita

Paul Dakeyo ( Poeta Africano )

Tratto distintivo della poesia proveniente dall’Africa è che la presenza costante di un tono di speranza e di leggerezza nei versi. E con i recenti fatti sulle rotte dei migranti e i respingimenti alla frontiera, sorridere è un credo di vita.

Vestiamoci di sole, per trovare dentro di noi la luce che ci illumini e ci guidi.

L’universo è grande e sconosciuto, e noi ne siamo una infinitesima parte.

Vestiamoci di sole e portiamolo dentro.

Luoghi dell’anima: Villa Adriana

6 Giu

Angeli vedi nella prima luce
tra la rugiada curvarsi,
Cogliere e volar via con un sorriso:
crescon per loro i fiori?

Angeli vedi quando il sole infuria
tra le sabbie roventi,
cogliere e volar via con un sospiro:
ed i fiori avvizziti con sé portano.

Emily Dickinson

immagini di Villa Adriana di Tivoli ed Efeso scattate da Harielle

Di ritorno dal viaggio

A Federico Garcia Lorca

5 Giu

Nasceva oggi il mio poeta preferito, Federico Garcia Lorca.

Quello di cui sono stata sempre in segreto innamorata, anche se distante per tempo e luogo.

Un poeta e un patriota, morto prematuramente, a soli 38 anni, fucilato nel corso della guerra civile spagnola nel 1936.

Poeta dal tratto intenso e capace di esprimere sia l’impegno civile con  parole dirette, sia i sentimenti più intensi quali l’amore e l’amicizia. Famoso resta il Lamento per il torero Ignacio Sánchez Mejías, con il celebre e tormentoso ritornello : “Non voglio vederlo!”.

Mi incontrai con la poesia di Garcia Lorca quando avevo circa 11 anni, frequentavo la prima media e mi piaceva leggere le poesie, anche quelle non assegnate, sull’antologia scolastica. I primi versi che lessi erano questi_

Amparo

Come sei bella in casa

Vestita di bianco

        (Equatore tra il gelsomino

E il nardo)…

Rimasi colpita dalla musicalità del verso e qualche tempo dopo usai i miei risparmi per comprarmi “Il libro de poemas, con Bandolero gitano”, il suo compendio più importante. In questi versi sembra di sentire il sottofondo musicale che, modulando la pena del cuore, riflette la situazione d’incertezza vissuta e il suo distacco dalla fase dell’adolescenza. Forse per questo ho continuato ad amare questo poeta, forse perchè l’adolescenza è per molti di noi una condizione dell’anima che prosegue anche quando si diventa “grandi”.

Ecco in sintesi le ragioni che spiegano perchè amo Garcia Lorca, e lo voglio ricordare con una delle sue liriche più intense, Desiderio.

Solo il tuo cuore appassionato e niente più.

Il mio paradiso un campo senza usignolo,

nè lire, con un lento corso d’acqua

e una piccola sorgente.

Senza il fruscio del vento tra i rami,

nè la stella che desidera esser foglia.

Una immensa luce che fosse

lucciola di un’altra,

in un campo di sguardi evanescenti.

Una limpida quiete e i nostri baci là

sonori vezzi dell’eco

si schiuderebbero assai lontano.

Il tuo cuore appassionato e niente più.

Per Novella Torregiani

7 Mar

ULTIMO FIORE – poesia di Novella Torregiani

Dischiude la terra intorno
braccia di carbone:
amaro sortilegio
-ombra infernale-
la terra-nido è arido deserto.
Stremati i miseri amanti:
nella buia landa
le porge il fiore di speranza
inutilmente.
S’innalza giammai rassegnato
il giovine amante
al cielo di catrame
grida maledizioni.
Spegne amore anelito vitale:
muore l’ultimo rosso fiore.

Cara, carissima Novella, ci siamo conosciute qui, nel blog, circa 10 anni fa: la poesia e l’amore per Giacomo Leopardi ci accomunava, e tu, recanatese, eri 

dal cuore sempre giovane e dagli occhi pieni di poesia, quella poesia che ti veniva facile, spontanea, diretta, insieme alle altre arti che padroneggiavi con maestria.

Ecco, Maestra è la parola che ti si addice. Non posso credere che te ne sia andata in un giorno di quasi primavera come questo, tra il profumo della brezza marina eil vento tra i monti della tua terra tanto amata, confortata dai versi del tuo, del nostro amato poeta Giacomo.

Amica mia, anima bella, GRAZIE per il piacere della tua amicizia, per la condivisione, per la fiducia che hai sempre mostrato verso di me e i miei versi. Non posso credere, davvero, che Tu ci abbia lasciati, e abbraccio immensamente TE e la tua meravigliosa famiglia in questo dolore che ci accomuna.

E’ solo un arrivederci, Maestra, il tempo, si sa, è pura illusione, e il mio pianto ora è solo lo sciogliersi dell’anima, e a chi piange, si sa, gli angeli son vicini.

GRAZIE INFINITE , la tua Hariellina, come solevi chiamarmi con la grazia che ti contraddistingueva. Non ti dimenticherò, quindi non ti dirò addio….

 chi volesse conoscere meglio l’arte di questa poetessa clicchi sul link

In collina è l’alba e t’amo già…

28 Feb

In collina è’ l’alba e io t’amo già
Anche se non ti conosco,
Amore senza volto e senza occhi
Senza figura, celato ancora ai miei giorni

Assomiglierai al mio gatto
Quello che più di tutti amai,
Quello che mi graffiava il seno
Per lasciare segni sul mio cuore?

O più tranquillamente sarai
Come il peluche che riscaldavo al cuore
nelle sere della mia fanciullezza?

Sarai sospeso in un evoluzione senza mai fine
In polvere di ere passate e di karma bruciati
Al vento degli incensi,
O più semplicemente diverrai,
in primavera tornerai
e porterai alla mia vita,
infine, felicità?

Harielle Rosy De Luca, tutti i diritti riservati

da Se il tempo concedesse mai riposo , ed. Booksprint 2014

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