La ricerca della felicità

31 Ott
 

 

 

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 Jesse veniva da una piccola isola dei Caraibi, ed in comune con molti coetanei sognava di andare in America e fare proprio il sogno americano.  La vita sull’isola non era tra le peggiori, ma lui voleva conoscere il resto del mondo, indossare quelle sneakers dal marchio famoso e mangiare al fast food, o sperava di vestire all’ultima moda ed essere in grado di guadagnare un buon salario per aiutare i suoi poveri genitori una volta tornato a casa. 

Jesse parlava di trasferirsi in America, ma soprattutto voleva andare a New York. Per ragazzi come lui, New York rappresentava tutta l’America. Finito il liceo,  il sogno di Jessy si avverò e lui partì per New York. I suoi genitori furono contenti perché per loro questo significava una vita migliore e meno miseria. Restò sbalordito quando arrivò all’aeroporto di New York, in una notte fredda e scura di dicembre. Provenendo da un’ isola dei Caraibi in cui il tempo era sempre bello, persino se pioveva, ebbe un brusco risveglio. Non aveva mai indossato vestiti invernali o una sciarpa e mai aveva fatto esperienza di una temperatura al disotto dello zero con più di cinque piedi di neve per terra.

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 Dopo diversi mesi trascorsi a lavorare come manovale, con molto lavoro duro e sacrificio nel suo primo inverno,  decise di iscriversi al college. Subito realizzò che poteva solo permettersi di pagare per quel poco che aveva guadagnato come aiutante: ricordò una conversazione che aveva avuto con un il proprietario di un negozio di alimentari all’angolo in Queens, figlio di emigrati italiani che gli raccontò la storia di suo padre venuto in America solo con un piccolo commercio, e che con tanti sacrifici aveva mandato tutti i figli all’università.

Continuò a tenere duro e a fare sacrifici finchè un giorno si laureò e conseguì la laurea. All’universitò aveva conosciuto e si era innamorato di  Violette, una donna affascinante e complicata, di origine francese. Si sentiva ormai completamente americano, ormai, sebbene avesse nostalgia della piccola isola e dei suoi genitori e delle sorelle, che vedeva solo qualche settimana in estate. Al brillante Jesse, studente creolo  lavoratore, laureatosi con le borse di studio, conseguito il grado superiore in giornalismo, fu offerto un contratto prestigioso al "Times".

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 Adesso Jesse e Violette potevano essere felici. Lo erano, al punto tale da decidere di avere un bambino. Dopo nove mesi nacque Lili, una bimba bellissima dagli occhi neri come il giaietto e la pelle ambrata delle creole. Ma  con il passare del tempo, qualcosa si stava usurando nel complicato meccanismo del mènage quotidiano tra Jesse e Violette. Incomprensioni e litigi erano all’ordine del giorno. Violette era una persona estremamente chiusa e poco disposta al confronto, puniva Jesse con il silenzio per settimane. Lui, di indole buona, si rifugiava nel suo lavoro e soprattutto nell’amore della sua bambina, che ogni giorno le ricordava sempre più il sorriso delle sue sorelle, lasciate nella piccola isola nel Mar dei Caraibi.

Ed una sera, tornando dalla redazione, Jesse trova la casa vuota, gli armadi svuotati e un biglietto. Violette è partita con la bambina, e lo prega di non cercarla mai più. Jesse, frastornato, cerca di richiamarla, ma il cellulare di Violette è staccato. Dopo qualche ora trascorsa freneticamente a cercare mamma e bimba nel quartiere, si ferma a fare un prelievo bancomat e scopre che il conto in banca comune è stato completamente svuotato, e che l’ultima traccia di pagamento è quella di un biglietto aereo per Parigi, prenotato qualche giorno prima da Violette.

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Jesse è annichilito dalla situazione, niente gli avrebbe fatto mai presagire un distacco così violento dalla sua compagna. Improvvisamente, realizza che senza Violette potrebbe anche riuscire a rifarsi una vita, ma che non potrebbe mai vivere senza la sua bambina. Così, il giorno dopo, senza esitare, lascia il lavoro, vende le poche cose che gli restano e parte per la Ville Lumiere. Dopo una lunga ricerca trova Violette, che gli spiega che non vuole più sentirsi legata a lui, e dopo una battaglia giudiziale, ottiene l’affido condiviso di Lili.

Ora Jesse, ex ragazzo dei Caraibi, ex giornalista del "New York Times"lavora come  sguattero in un Mc Donald. Ha un nuovo amore e guadagna quel che gli basta per pagare l’affitto di una stanza in una banlieu e per portare la piccola Lili, che ormai ha cinque anni, al parco giochi durante i fine settimana in cui ha il permesso di incontrarla. Continua ad inviare il suo curriculum ad ogni giornale, rivista, banca, società di assicurazione, sperando un giorno di trovare un lavoro migliore. Ma è convinto che tempi migliori arriveranno. 

A me,  che gli ho chiesto il segreto di tanto ottimismo, ha elargito un sorriso, e con una strizzatina d’occhio ha risposto: "Lo dice anche la Costituzione Americana: "Ogni uomo ha diritto a perseguire la felicità". Proprio come dice Will Smith nell’ononimo film di Muccino, The pursuit of happiness…

(La storia è vera, i nomi sono stati cambiati per salvaguardare la riservatezza delle persone: questa sotto non è l foto di Jesse, è presa a caso nel web, ma il sorriso è lo stesso 🙂

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8 Risposte to “La ricerca della felicità”

  1. ELLE DI LUNA 31 ottobre 2009 a 4:18 PM #

    Ciao Harielle. Una storia un pò triste ma ricca di significato. Già, ogni uomo ha diritto di perseguire la felicità e qualsiasi evento drammatico nn deve permetterci di perdere la speranza! Buon weekend. LUNA

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  2. Armonia 31 ottobre 2009 a 9:50 PM #

    Ogni uomo ha diritto alla sua felicità… la insegue ad ogni costo.Sono sicura che per ogni Jesse che lavora come sguattero in un fast food c’è sempre una porta spalancata dietro l’angolo: bisogna solo avere pazienza, molta pazienza…(anche io ero una sguattera del Mc Donald’S…)Un caro saluto…… in Armonia

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  3. Delilah 1 novembre 2009 a 12:51 AM #

    ciao Harielle :)l’importante é CREDERCI davvero,Sognare e coltivare il sogno con sano ottimismo..Così deve essere, l’importante é non mollare, mettercela tutta ogni giorno della nostra vita..E quando serve me lo ripeto da sola.. 😉

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  4. ... elisazingarafelice 1 novembre 2009 a 4:31 PM #

    Mi paice questa storia …sa di vita …quella vera ….quella di ogni giorno …con sogni da rincorrere, lacrime da asciugare e strade spesso in salita da percorrereperche’ si sa che in vetta il panoramo sara’ mozzafiato ….carezza per gli occhi e per il cu0ore …un abbraccio angelo …. dolce e luminosa settimana per te …elisa

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  5. Armonia 2 novembre 2009 a 4:03 PM #

    Rileggo questa storia.Mi commuovo di nuovo.La rileggo ancora e so che ogni giorno ogni uomo cerca il suo piccolo pezzetto di felicità.Ho già commentato questo post, ma ho piacere di lasciarti un saluto ed un grosso ringraziamento proprio qua…Un caro saluto…… in Armonia

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  6. Santino 3 novembre 2009 a 9:48 PM #

    Ciao Harielle !Grazie per la visita e per gli auguri.Un caro salutoSantino

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  7. ELLE DI LUNA 7 novembre 2009 a 12:55 PM #

    Ciao Harielle. Grazie x la visita. Oggi qui c’è un bel sole, come l’altro ieri. Strano questo tempo: un giorno piove, l’altro c’è il sole… Continuasse così nn mi dispiacerebbe! Buon weekend. LUNA

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  8. Anna 10 novembre 2009 a 6:17 PM #

    Mia cara Harielle, questo tuo post mi era proprio sfuggito! Lo so, probabilmente dico sempre le stesse cose in più blog, ma ho gli occhi lucidi, sono una che si commuove facilmente, che si, come tutti nella vita ha conosciuto la sofferenza o che più semplicemente è capace di immedesimarsi! Jessie (o comunque quest’uomo si chiami), è una persona davvero stupenda, favolosa, di grande coraggio e di sani e forti principi. Non so quanti avrebbero lasciato il proprio impiego (sicuro e ben remunerato) a New York, per una precarietà che comunque alla figlia non avrebbe "offerto nulla". E’ proprio su questo "Nulla" che voglio soffermarmi, perchè per ora, a questa bambina non manca nulla: il suo papà è con lei e gioca con lei nel parco ogni settimana……non ha bisogno di altro! E Jessie nel frattempo può sperare in quel lavoro che lui merita così tanto e che mi auguro sia già suo mentre ti lascio questo commento…..Harielle, ma tu conosci personalmente Jessie? Perchè se così fosse, vorrei che gli dicessi "grazie"…..sono certa che non capirà, ma tu digli solo che una sciocca,viziata ed irresponsabile ragazza italiana di 27 anni che ha avuto la fortuna di avere (quasi) tutto e che non ha saputo condurre in modo altrettanto coraggioso la sua vita (almeno finora)a volte arrendendosi di fronte a difficoltà piccolissime,cercherà di prendere esempio dalla sua storia e dalla sua emorme fiducia nella vita!Besitos

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